“Non ci fu alcuna “trattativa” in merito all’apertura e alla traslazione della tomba di Renatino De Pedis dalla basilica di Sant’Apollinare. Piuttosto da parte del Vaticano, “semplicemente il dire che noi non avevamo nessun problema a che si procedesse, non avevamo nulla da nascondere“.
È quanto ha detto padre Federico Lombardi, ex direttore della sala stampa vaticana nell’era di Benedetto XVI, audito dalla Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi.
“Il ragionamento che si faceva – ha rievocato Lombardi – era che bisognava vedere che cosa ci fosse nella tomba di De Pedis. Chi la deve aprire? Era più opportuno lo facesse chi stava facendo le indagini, la magistratura italiana, altrimenti avrebbero detto che sarebbe stata manipolata.
Era più sicuro e oggettivo che chi era responsabile delle indagini conducesse anche la traslazione e l’esame”. Padre Lombardi ha comunque ammesso che era all’oscuro dell’incontro tra l’ex procuratore di Roma, Giancarlo Capaldo, e l’allora comandante della Gendarmeria, Domenico Giani accompagnato dal vice Costanzo Alessandrini. Lombardi ha anche chiarito che quello redatto in Vaticano sulla vicenda di Emanuela Orlandi era solo “un appunto personale” che “di per sé” doveva rimanere “riservato”, e che era destinato alla segreteria particolare di Benedetto XVI, non certo un dossier particolare con “segreti”.