La Corte di Cassazione si è pronunciata con una sentenza che pur essendo come sempre relativa a un caso specifico, non lascia però spazio a dubbi e potrebbe rappresentare un precedente: «Fino al compimento dei tre anni, il minore dorme con la madre».
Quando una coppia si separa, il primo pensiero va al figlio o ai figli nel caso ce ne fossero. La domanda che spesso ci si pone è se il figlio debba rimanere con la madre o con il padre. Una questione su cui spesso i coniugi litigano aspramente in tribunale perché l’affidamento dei minori spesso diventa un pretesto per regolamentare i conti. Ed è esattamente quello che è capitato con il caso di affidamento congiunto di due genitori divorziati che si erano rivolti al tribunale di Macerata quando il bambino aveva solo un anno e quattro mesi.
La sentenza della Cassazione
Il giudice aveva stabilito in primo grado che il padre aveva il diritto di far visita al bambino, che doveva occuparsi del 50% delle spese straordinarie per il piccolo e inoltre doveva pagare 150 euro di alimenti per il mantenimento del figlio.
La madre, che considerava la cifra degli alimenti troppo bassa, aveva fatto quindi ricorso in appello, a seguito del quale si concordò una cifra più alta per gli alimenti. Inoltre si restringevano anche le modalità di visita del bambino che, quindi, fino al compimento dei tre anni non avrebbe potuto trascorrere le notti in casa del padre, ma doveva rimanere in casa della madre.
Il padre si rivolse quindi alla Corte di Cassazione facendo appello al diritto del genitore alla bigenitorialità, ossia il diritto dei figli di genitori separati o divorziati a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori. La Corte Suprema, respingendo la sua richiesta, ha affermato che tale diritto non coincideva con il primario interesse del minore che all’epoca aveva 16 mesi e veniva ancora allattato al seno della madre.