La mobilità a Roma è davvero una missione impossibile? Lo scorso anno i romani hanno trascorso quasi tre giorni bloccati nel traffico, dimostrando ancora una volta che l’auto è il mezzo più utilizzato. Stress, disagi, ma anche inquinamento e rischi per la salute. Un quadro ben lontano dall’idea di smart city che dovrebbe garantire il benessere dei cittadini tra sostenibilità, sicurezza e mobilità efficiente.
La sfida della mobilità al 3° Simposio di Fondazione Roma: le alternative sostenibili tra presente e futuro
Temi affrontati nel 3° Simposio organizzato da Fondazione Roma con l’obiettivo di cercare soluzioni sostenibili alla mobilità della Capitale. Per passare dalle parole ad azioni concrete anche grazie alla collaborazione tra pubblico e privato.
“Non è più tempo solamente di parlare di mobilità sostenibile, ma di realizzare delle iniziative vere e proprie e lo abbiamo fatto attraverso uno stanziamento di un milione e trecentomila euro per realizzare una pista ciclabile che collega la ciclabile del Tevere con il Mattatoio” ha spiegato Franco Parasassi, presidente di Fondazione Roma.
“Quando si parla di mobilità sostenibile – sottolinea Parasassi – non si può prescindere da una pista ciclabile. Sono tante le misure che si possono prendere, ma certamente la pista ciclabile è una delle migliori e può rappresentare anche un progetto che può trasformarsi in un progetto di rigenerazione urbana, non solo di mobilità sostenibile”.
2025, “Anno 1” dei trasporti a Roma
Per i mezzi pubblici si prevede un’estate di fuoco, con le linee tram a singhiozzo e la metro A chiusa alle 21. Lavori necessari per rinnovare le infrastrutture. “E’ un impegno legato soprattutto a ristabilire le condizioni minime normali del trasporto pubblico locale in particolare delle linee di forza – spiega l’assessore alla Mobilità di Roma Capitale Eugenio Patané – che sono le metropolitane, i tram e il nodo ferroviario di Roma, le linee express e i filobus. Questi sono gli asset di forza che trasportano più gente, ma che lo fanno anche su sedime autonomo e dunque sono più convenienti per le persone che oggi cercano anche velocità dello spostamento e comodità”.
Per l’assessore capitolino il 2025 sarà “l’Anno 1″ dei trasporti a Roma. “Questo è l'”Anno 0” perché abbiamo 1.600 cantieri – ha detto Patané – e questo vuol dire che occorre chiudere strade, depositi, linee tranviarie per forza. Come devi chiudere la metropolitana nella quale stiamo lavorando di notte per rifare tutto l’armamento, che non veniva fatto da 40 anni a questa parte. Il 2025 recupererà al funzionamento tutti questi mezzi di trasporto e dunque ricominceremo nella normalità e tenderemo poi all’eccellenza nei prossimi cinque, sei anni di lavoro”.
Infrastrutture e disincentivo all’uso dell’auto
Infrastrutture, ma anche provvedimenti di disincentivo al traffico come la Fascia Verde, che in apparenza rimane una priorità per il Campidoglio poiché il relativo piano procede, telecamera dopo telecamera. Un obbligo per la Capitale – sottolinea Patanè – che annota inoltre come tutte le grandi città si stiano muovendo sull’infrastrutturazione. “Adesso apriremo i cantieri per quattro nuove tranvie – dice Patané – ma partecipiamo al bando del ministero che scade a ottobre con sette nuovi progetti di tranvie. Portando così i chilometri tranviari dai 32 attuali a circa 100 chilometri”.
“Accanto a questo – precisa – bisogna lavorare sul disincentivo. Londra è la prima città più trafficata al mondo pur avendo 17 linee di metropolitana, pur avendo il trasporto pubblico di superficie più importante d’Europa. E nonostante questo è la città più trafficata. Ciò significa che puoi infrastrutturare quanto vuoi, dare quanta più offerta di trasporto pubblico vuoi, ma se non hai una seria politica anche di disincentivo al traffico privato la città non regge”.
Una città invasa dalle macchine
Una città invasa dalle macchine, che sono addirittura più dei patentati. Seconde e terze auto spesso anche con motorizzazioni vecchie che rimangono ferme per anni. Il record nel centro storico, nel rione Parione tra piazza Navona e Campo de’ Fiori, dove c’è il 41% di auto che oggi non può circolare.
“E’ una della tante contraddizioni che abbiamo nella nostra città – aggiunge Patané – Abbiamo un milione e 700mila macchine e un milione e 450mila patenti. Quindi 250mila macchine che non avendo un guidatore rimangono ferme nelle nostre strade, non per uno o due giorni. Ci sono macchine abbandonate da anni perché sono seconde, terze o quarte macchine anche con motorizzazioni vecchie che oggi non possono essere più utilizzate”. Un milione e 700mila auto che però non circola contemporaneamente. Ogni giorno “se ne muovono 600-700mila, quindi l’altro milione rimane quasi sempre fermo”.
L’intermodalità per superare una città autocentrica
Il futuro della Capitale? Parola chiave intermodalità per superare una città autocentrica. Quindi percorsi ciclopedonali, l’atteso Grab – il Grande Raccordo delle Biciclette – con il cantiere in partenza e altri 45 chilometri di piste ciclabili. Un cambio culturale per l’assessore alla mobilità di Roma.
“È ovvio che il trasporto pubblico è l’asse portante – sottolinea Patané – intorno devi costruire un ecosistema di mobilità che raggiunga il cosiddetto principio-obiettivo dell’intermodalità. Spostarsi con il trasporto pubblico ma anche con i diversi autori che oggi tutte le città mettono a disposizione degli utenti: car sharing, scooter sharing, la micro sharing mobility, taxi. Quindi intersecare il trasporto pubblico con le forme di mobilità sostenibile”.
Turismo e mobilità
Roma si prepara ad accogliere un’affluenza straordinaria di turisti, oltre 35 milioni gli arrivi previsti per il Giubileo. E i trasporti cittadini saranno certamente tra i settori sotto pressione. La sfida è garantire una mobilità efficiente in città ma non solo. Un’occasione di sviluppo economico per i territori.
“I progetti di mobilità per Roma Capitale – spiega Federico Freni sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze – partono da un dato accertato: abbiamo il miglior aeroporto del mondo, Fiumicino. Stiamo migliorando la mobilità infrastrutturale da Fiumicino a Roma, e viceversa, e verso il porto di Civitavecchia sia in ottica merci sia in ottica turistica. Il bacino turistico di Fiumicino e Civitavecchia si avvicina sempre di più a Roma, e quindi la mobilità in ottica turistica è una chiave di volta”.
La bikeconomy
Sviluppare la mobilità sostenibile non significa solo migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche cogliere un nuovo business: il cicloturismo. La bikeconomy è un settore molto innovativo per Gianluca Santilli fondatore dell’Osservatorio Bikeconomy “Perché è un ecosistema interamente sostenibile. Significa smart city, ed abbiamo bisogno di riqualificare le nostre città e di farle diventare ‘smart’ grazie a una mobilità più intelligente. Significa turismo, e turismo significa tanti tanti miliardi che noi dobbiamo assolutamente guadagnare da questo tipo di nuovo di turismo cosiddetto esperienziale”.
Puntare quindi sulla bikeconomy come volano di un’economia che in Italia ancora stenta a decollare. E Roma? “Roma è una tragedia. Da questo Simposio è venuto fuori che Roma è incastrata tra macchine: una sorta di circolo d’inferno. Però proprio per questo quando arrivi ultimo hai la possibilità di migliorare, di copiare le best practice internazionali come a Londra, New York e Berlino. Che non lo fanno perché sono idealisti dell’ambiente, ma perché dietro c’è un grande business, quello delle smart city”.
I Simposi di Fondazione Roma, confronto per trovare idee per il benessere collettivo
Dopo aver affrontato i temi dello sport e della space economy, Palazzo Sciarra ha aperto le porte a un confronto tra istituzioni ed esperti sulla mobilità, terzo appuntamento organizzato da Fondazione Roma. “I Simposi sono per noi un centro di ascolto – ha spiegato Franco Parasassi, presidente di Fondazione Roma. Attraverso la partecipazione di autorevoli esponenti, noi riusciamo a calibrare al meglio la nostra attività sul territorio. E’ un momento di confronto da cui noi traiamo spunti, idee per poter lavorare al meglio per il benessere collettivo”.
Benessere anche sulle strade. E’ evidente che nella Capitale sia necessario un cambio di passo. Un impegno fatto di programmazione e sfide per ripensare il modello di trasporto urbano e dimostrare che la mobilità a Roma può essere sostenibile.