Assoluzione per Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco. Dopo tre ore in camera di Consiglio è arrivata la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa nel 2001.
Omicidio Serena Mollicone, assolta anche in appello famiglia Mottola
Dopo 23 anni dal ritrovamento del corpo dalla ragazza in un boschetto a una ventina di chilometri da casa, il verdetto assolve la famiglia Mottola e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, confermando quanto deciso in primo grado.
Il maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, e il figlio Marco hanno abbracciato gli avvocati alla lettura del dispositivo della Corte d’Assise d’Appello di Roma, che ha confermato l’assoluzione arrivata in primo grado. Poi lasciando la Corte d’Appello Mottola ha risposto “questo è certo” ai giornalisti che gli chiedevano se con la sentenza sia stata fatta giustizia e ha aggiunto: “Ho sempre detto che non c’entravamo niente“.
La sorella di Serena: “Sono molto amareggiata. Questa non è giustizia”
Fuori dall’aula la sentenza è stata accolta da un coro di proteste. “Sono molto amareggiata. Questa non è giustizia” ha detto Consuelo, la sorella di Serena Mollicone, dopo la sentenza. Antonio, zio della ragazza uccisa, ha chiesto “che si faccia di tutto per arrivare alla giustizia”. E ha aggiunto: “Come familiare di Serena ho il dovere di fare in modo che la giustizia e la verità vengano a emergere perché mi sembra che non siano ancora emerse. Noi andremo fino in fondo affinché si persegua la giustizia”.
Omicidio senza colpevoli
Resta così senza colpevoli l’omicidio di Serena Mollicone scomparsa la mattina del 1 giugno 2001 dopo essere uscita di casa di buon ora. La studentessa ha appuntamento all’ospedale di Sora dove per un’ortopanoramica ma dopo la visita di Serenella non c’è più traccia.
Da quel momento però non farà più ritorno a casa. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella, con mani e piedi legati, nastro adesivo sulla bocca, e un sacchetto dell’Eurospin in testa.