L’Italia è il Paese del sole e del mare: conta oltre 8.300 Km di coste e ogni anno le spiagge del Belpaese sono invase da milioni di bagnanti, turisti italiani e stranieri compresi. È quell’Italia un po’ da cartolina che viene in mente quando si parla di vacanze, ma c’è un dato che dovrebbe essere contestualmente ricordato, anche a costo di rovinare l’idillio: ogni anno nel nostro Paese si contano circa 350 decessi per annegamento, con 800 ospedalizzazioni e 60.000 salvataggi. L’80 per cento delle vittime sono maschi, tra le categorie più a rischio bambini e adolescenti.
Le cause principali sono legate all’assenza di supervisione e barriere. Tra queste ci sono anche i malori, le correnti, i fondali irregolari, le cadute e gli sport acquatici.
Annegamenti e salvataggi, i dati dell’Osservatorio
I dati arrivano dall’Osservatorio pubblicato sul sito dell’Iss che vuole sviluppare una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, recentemente istituito dal ministero della Salute: un trend drammatico, certificato dall’Istat, che di anno in anno può oscillare di qualche decina, ma che sembra difficile da vincere e di cui peraltro raramente si ha notizia, se non quando le circostanze dell’annegamento sono particolarmente gravi.
Dal 2003 al 2020 i dati Istat rivelano un dato sconcertante: sono morte per annegamento 6.994 persone, con una media annua di 389 decessi, scesa a 342 negli ultimi otto anni.
Per di più, non sono solo le coste a rappresentare una “minaccia”, ma anche fiumi e laghi: secondo le statistiche quasi metà degli incidenti avvengono nei territori interni del Paese.
Necessario individuare cause, luoghi e condizioni
Individuare, quindi, le cause, i luoghi e le condizioni che determinano questi annegamenti o che chiamano al salvataggio, aiuterebbe a ridurre numeri importanti come questi. Così come, per limitare le vittime degli annegamenti, è utile fare attività di prevenzione.
Alcuni consigli potrebbero essere banali e scontati, ma spesso e volentieri sono in grado – se seguiti – di salvare una vita: immergersi preferibilmente in acque sorvegliate, non tuffarsi dopo aver mangiato o dopo una lunga esposizione al sole, non tuffarsi da scogliere o in zone protette, fare attenzione ad immergersi in acque con una profondità adeguata.