“Speriamo che l’ho presa bene, ho visto il sangue che schizzava da tutte le parti“. E ancora “gli ho sparato du botti”. Nuovi agghiaccianti dettagli sul caso dell’omicidio di Manuela Petrangeli fisioterapista 51enne freddata in strada in via Orseolo a Roma giovedì scorso dall’ex compagno che si è poi costituito.
Omicidio Manuela Petrangeli, il killer alla ex dopo gli spari: “Speriamo che l’ho presa bene”
Così l’assassino si sarebbe riferito agli spari esplosi verso la donna in una telefonata ad una ex: frase che è riportata nell’ordinanza cautelare con cui il gip del Tribunale di Roma sabato ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per Gianluca Molinaro. Gli inquirenti hanno anche acquisito gli sms scambiati con un amico prima dell’omicidio “oggi forse prendo due piccioni con una fava” e dopo l’omicidio della fisioterapista “gli ho sparato du botti”. Messaggi che l’amico di Molinaro ha detto di aver visto quando ormai era troppo tardi.
La telefonata alla ex che lo convince a costituirsi
Poco dopo il delitto, due colpi esplosi a distanza ravvicinata con un fucile a canne mozze uno dei quali ha centrato la vittima al cuore, l’uomo avrebbe infatti chiamato una sua ex confessando di aver sparato alla sua ex compagna e madre di suo figlio. La donna lo ha poi convinto ad andare in caserma dai carabinieri per costituirsi e consegnare l’arma del delitto: un fucile a canne mozze, detenuto illegalmente, sul quale sono in corso gli accertamenti dei carabinieri del Ris.
L’ossessione
Arrivato in caserma l’uomo ha detto ai carabinieri di aver ucciso la sua ex compagna e “di aver saputo tramite un sistema di videosorveglianza da lui installato nell’abitazione della donna di continui tradimenti e che la donna si era iscritta a un sito di incontri”. Una ricostruzione che si è rivelata falsa; dalle verifiche infatti non è stato trovato alcun sistema di videorsoveglianza a casa della vittima.
Le accuse contestate dai pm del pool antiviolenza, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, all’uomo sono di omicidio aggravato e detenzione abusiva di armi. Nell’ordinanza il gip ha sottolineato come “gli elementi sono assolutamente convergenti” evidenziando la “pervicace gelosia” dell’uomo “nonostante la relazione si fosse conclusa da circa tre anni”.
Le indagini sull’arma
Da chiarire ancora come l’uomo sia entrato in possesso dell’arma e chi lo abbia aiutato a modificarla. Si tratterebbe infatti di un lavoro fatto da professionisti. Oltre al fucile con cui ha esploso due colpi mentre era a circa un metro dalla vittima, sono state sequestrate altre due cartucce che aveva con sé in una borsa. Accertamenti in corso anche sui telefoni sequestrati all’uomo e alla vittima.