“Per Navalny, per la libertà” è lo slogan della fiaccolata organizzata nel pomeriggio del 19 febbraio promossa dal leader di Azione, Carlo Calenda, per protestare contro la morte di Alexei, uno dei più noti oppositori del presidente della Russia, Vladimir Putin, morte che, come ha detto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, non può essere accettata in silenzio.
«Da Roma parte un appello a Putin. Oggi siamo qui a gridare fermatevi. Come capitale abbiamo pagato anche noi le conseguenze nefaste del tracollo della democrazia. La morte di Navalny magari la considerano come atto di forza ma in realtà è un segno di debolezza, di paura e di distacco dal popolo russo» dice il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, in piazza del Campidoglio alla fiaccolata per Alexei Navalny. «Alla fine il regime ce l’ha fatta a spegnere quella voce, eppure noi sappiamo che l’amore per la democrazia e l’amore per la propria terra dimostrata da Navalny non andranno perduti.»
Alexei Navalny rappresenta per tanti la libertà, rappresenta quell’uomo che il regime ha messo a tacere. «L’uccisione lenta o veloce del prigioniero è sempre un reato. In varie città della Russia in questi tre giorni sono stati arrestati più di 400 persone solo per voler portare i fiori per commemorare Alexei Navalny» ha detto la dissidente russa Tatiana Vite.
Navalny, Bombardieri: “È importante che chi oggi fa una battaglia, non sia ucciso nelle carceri.”
Il dissidente russo, detenuto in una colonia penale della Siberia, è stato dichiarato morto il 16 febbraio 2024, ma il suo decesso – a detta di molti – è pieno di misteri e incongruenze tutte da chiarire.
Alla domanda «Cosa rappresenta la morte di Navalny per lei oggi?» Pierpaolo Bombardieri, segretario generale dell’Unione italiana del lavoro (UIL), ha risposto così: «A prescindere da Navalny, è importante che chi oggi fa una battaglia, non sia ucciso nelle carceri. Questo mi pare il dato più importante. Poi possiamo parlare di altro.»
La fiaccolata per Navalny, chi c’era
Hanno aderito alla protesta tutte le forze politiche, tra cui il Partito Democratico di Elly Schlein, Alleanza Verdi-Sinistra, Italia Viva e Lega. Quest’ultima non poco contestata, tant’è che si sono alzate delle urla “vergogna, ipocriti” e degli inviti a tornare a Mosca da Putin nel momento in cui è arrivato il capogruppo leghista Massimiliano Romeo.
Tra i presenti alla manifestazione anche il senatore Pier Ferdinando Casini che ribadisce e sottolinea la necessità di sostenere l’Ucraina, anche e soprattutto dopo quello che è capitato a Navalny.
«Reagire significa anche sostenere l’Ucraina perché ancora oggi appare chiarissimo dopo quello che è successo con Navalny che noi dobbiamo sostenere l’Ucraina. Non possiamo darla vinta ai prepotenti. I prepotenti non possono essere la regola del mondo di domani e Putin non può pensare di piegare la realtà a suo piacimento. Lo fa in Russia, non lo può fare in Europa. Difendere l’Ucraina significa difendere i valori dell’occidente ed essere qui oggi con la famiglia di Navalny significa difendere questi valori e dire che sono degli eroi. Eroi della libertà, eroi del giorno d’oggi dove ormai di eroi non ce ne sono tanti.»
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