Licenza sospesa e multa da 9mila euro per un ristorante a Roma Est: cibo scaduto e blatte

Un ristorante nella periferia est di Roma è stato al centro di controlli mirati da parte degli agenti del distretto Tiburtino, rivelando una scena da incubo con blatte, alimenti scaduti e violazioni gravi alle norme igieniche. L’intervento degli agenti ha portato a licenze sospese e multe consistenti, per un totale di oltre 20mila euro.

Il blitz nel ristorante a Case Rosse

In un ristorante etnico a Case Rosse, gli ispettori sanitari, unitamente alla polizia, hanno scoperto la presenza di blatte, insetti infestanti e condizioni igieniche deprecabili sia nel magazzino che nelle aree destinate alla consumazione. La risposta immediata è stata una maxi-multa di oltre 8 mila euro e la sospensione della licenza al ristorante.

Altre due attività nel medesimo quartiere sono state sanzionate per lavoro irregolare e violazioni delle normative sulla sicurezza sul posto di lavoro. In uno dei locali, sono stati identificati quattro dipendenti senza contratto, risultando in una multa di 9,700 euro. Nell’altra attività, dove è stata riscontrata anche un’insicurezza strutturale, la multa ammonta alla medesima cifra.

L’operazione a San Basilio e Tor Bella Monaca

Durante il servizio “Alto Impatto” nel quartiere San Basilio, gli agenti coinvolti hanno collaborato con il reparto cinofili e con ispettori del lavoro per eseguire controlli mirati.

Non solo bar e ristoranti, ma anche stazioni della linea B della metro Rebibbia e Ponte Mammolo sono state oggetto di verifica durante questa operazione.

Gli esiti comprendono l’identificazione di 293 persone, di cui 126 straniere, e il controllo di 28 veicoli. Inoltre, durante l’operazione, è stata sanzionata amministrativamente una persona trovata in possesso di sostanza stupefacente.

Gli stessi controlli sono stati eseguiti anche a Tor Bella Monaca lo scorso 10 gennaio, dove sono state chiuse attività commerciali per carenze igieniche e violazioni delle normative sul lavoro. Altre violazioni comprendevano l’impiego di cittadini clandestini, senza documenti validi, con conseguente sospensione dell’attività fino alla regolarizzazione degli illeciti contestati.



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