E’ stato il via vai di clienti ad ogni ora a insospettire i residenti del quartiere Appio Latino a Roma. Sono state proprio le loro segnalazioni a far partire le indagini che hanno portato a scoprire nel quartiere un centro massaggi a luci rosse che sponsorizzava le attività con annunci online.
Roma, scoperto centro massaggi a luci rosse all’Appio Latino: denunciata la titolare
La responsabile dell’attività una donna di nazionalità thailandese è stata denunciata per violazione delle norme sul divieto di prostituzione all’interno di un locale aperto al pubblico.
Secondo quanto accertato dagli agenti del VII Gruppo Appio della Polizia di Roma Capitale, diretto da Maurizio Maggi, la donna di 59 anni si prostituiva all’interno di un centro massaggi. Le pattuglie l’hanno colta in flagrante.
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Sotto sequestro
Durante l’intervento gli investigatori hanno trovato anche un cliente, un quarantenne di nazionalità italiana e una dipendente, thailandese di 49 anni, per la quale è stato emesso un decreto di espulsione poiché irregolare sul territorio nazionale. Al termine dei controlli il centro massaggi è stato posto sotto sequestro.
Le indagini hanno preso il via grazie a diverse segnalazioni da parte di alcuni residenti del quartiere Appio Latino, insospettiti dal continuo via vai di persone, anche al di fuori dell’orario di apertura del locale. La conferma è arrivata tramite la scoperta di alcuni annunci on-line e di un sito internet, che sponsorizzava le prestazioni offerte nella casa di appuntamenti illegale.
Il precedente
Erano state invece le segnalazioni di mogli gelose a far scoprire lo scorso settembre un giro di prostituzione messo in piedi in una villetta da una coppia di cittadini cinesi.
Le indagini sono partite nell’estate dello scorso anno, quando i carabinieri hanno raccolto le segnalazioni di alcuni residenti preoccupati da un via vai sospetto di uomini che, giorno e notte, si recavano presso una villetta nella zona residenziale di Torvaianica e le preoccupazioni di alcune mogli gelose.
Secondo gli inquirenti i due, oltre a gestire le ragazze pensavano a pubblicizzare le prestazioni sessuali su vari siti d’incontri e trattavano orari, tariffe. Incassando fino al 50% del ricavato delle attività di prostituzione delle giovani. Un giro d’affari di decine di migliaia di euro.
