Il canale Donbass Italia è stato chiuso da YouTube, l’ennesima censura di regime eseguita da un social che di fatto svolge un servizio pubblico, ma non rispetta alcuna regola a partire dalla nostra costituzione. Qualcuno dirà: “Ma è un’attività privata, quindi fa quello che vuole!”, che sia una società privata di proprietà di Google non c’è dubbio, ma come detto di fatto svolge un servizio pubblico.
È un po’come se un barista tifoso della Roma proibisse ai clienti di parlare della Lazio, se un ristoratore del Pd proibisse ai clienti di parlare di altri partiti politici …
Per di più i social “di regime” Incassano sempre più soldi e pagano sempre meno tasse, E non c’è bisogno di andare nei famosi paradisi fiscali: basta anche soltanto fermarsi in Olanda. L’importante è evadere, nei fatti, quello che andrebbe pagato in Italia.
Il fatturato delle Big Five del web in Italia è pari a 8,3 miliardi di euro, con utili altissimi. A fronte di questi ricavi le tasse pagate al fisco italiano sono di appena 150 milioni di euro. I giganti del web continuano a sfruttare in loro favore la lacuna legislativa che gli consente di risparmiare sulle tasse spostando il fatturato in altri Paesi.
Ma è altrettanto vero che la censura spietata della verità da una parte e la propaganda di fesserie del pensiero unico è voluta dalla Ue che ha ulteriormente stretto la cinghia con il Digital service act, di cui abbiamo parlato nelle scorse puntate e a cui hanno aderito tutte le maggiori piattaforme web e social. Chi vuole quindi sentire parlare delle popolazioni del Donbass?
Quindi è la Ue che censura e opprime la libertà di pensiero, opinione e stampa, è la Ue che contravviene la democrazia e calpesta la nostra costituzione e i nostri diritti, con l’appoggio delle nostre forze politiche, a cui fa comodo che la popolazione non abbia accesso a determinate informazioni.
Carri Armati per un utero
Capita così che Vincenzo Lorusso, la cui unica “colpa” è documentare la guerra vista e vissuta dalle popolazioni del Donbass, si veda dapprima snobbare i suoi servizi da Tv e quotidiani e siccome forse questo non bastava, hanno ben pensato di chiudere il suo canale YouTube.
Quindi i suoi video li pubblico io nel mio programma “A Viso Scoperto” su Radio Roma Television, perché anche io sono vittima di censura social e contro il totalitarismo c’è bisogno di unione di intenti e di solidarietà.
D’altronde “Carri armati per un utero” è un video scomodo, approfondisce il lato oscuro dell’Ucraina e mette a nudo il traffico di organi indegno non solo di un paese civile e/o democratico, ma è un crimine universale contro l’umanità.
Completano la puntata il servizio sul memoriale delle vittime del nazismo in Russia, le interviste a Faina la bimba odiata da Kiev, l’intervista alla madre di un soldato russo che ha combattuto in Donbass.