Vandalizzato il murales in ricordo di Shireen Abu Akleh a Roma, era per la libertà di stampa

Mesi fa era stato inaugurato il murales in onore di Shireen Abu Akleh e della libertà di stampa a via di Valco San Paolo, nel cuore di Roma Sud. Andrea Candelaresi con Radio Roma insieme a Giovani Palestinesi di Roma, all’VIII Municipio della Capitale, alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e a Join The Resistance avevano presentato ai romani presenti un’opera d’arte targata Erica Silvestri, che aveva come scopo quello di ricordare una giornalista brutalmente uccisa mentre svolgeva la sua professione: quella di raccontare gli orrori nei campi profughi palestinesi.

Il murales vandalizzato

Oggi quel murales è stato vandalizzato. Sopra il volto di Shireen è stata cosparsa della vernice rosso sangue con accanto la scritta “assassini”. Le tensioni e i drammi degli ultimi giorni tra Israele e Palestina stanno esacerbando tutto ciò che ruota intorno alla questione israelo-palestinese, ovviamente irrisolta. Questo clima di tensione arriva fin qui, a Roma, dove l’odio non fa altro che creare inutili confusioni. Sì, perché Shireen Abu Akleh non c’entrava nulla con Hamas, né con la scia di morte e distruzione di questi giorni. Vandalizzare quel murales ha significato, per noi, infangare la memoria di un’abile giornalista morta per una nobile causa: raccontare la verità per formare coscienze.

Non solo, per noi è stata anche la spia, rossa, sul motore della qualità della stampa. Sì, perché se il popolo è informato male si creano le tifoserie ed essere ultras porta a radicalizzazione, la quale genera confusione e odio. Confusione e odio che hanno colpito un murales, ma anche una donna morta per il suo lavoro, hanno colpito chi ci portava la realtà dei fatti in casa e questo non possiamo né dobbiamo dimenticarlo.

Andrea Candelaresi, che è stato tra gli organizzatori per la produzione del murales ha deciso di lanciare un messaggio. Si parla di informare, essere informati e affrontare il dibattito pubblico con scienza e coscienza in nome delle vite umane che si possono salvare partendo anche da qui, dall’evitare inutili tifoserie allontanando così l’odio.

Chi era Shireen Abu Akleh a cui era dedicato il murales

L’11 maggio 2022 la libertà di stampa globale è stata colpita duramente. A farne le spese è stata Shireen Abu Akleh, giornalista palestinese di Al Jazeera, colpita a morte dall’esercito israeliano durante uno dei suoi tanti servizi nei campi profughi di Jenin, in Cisgiordania. Non le è bastato il giubbotto antiproiettile con la scritta “Press” ben visibile sul busto, anzi, probabilmente è stata proprio la sua riconoscibilità in qualità di giornalista a farle perdere la vita.
Colpendo Shireen non solo si è uccisa una donna palestinese, ma si è messa anche a tacere l’ennesima voce che provava a raccontare ciò che accade negli angoli più martoriati del mondo, tra violenze e soprusi, il tutto con trasparenza e amore per la verità.
Ogni anno vengono uccisi almeno 80 reporter nel mondo e il numero degli omicidi ai danni dei giornalisti è in netta crescita, a dimostrazione di quanto si voglia zittire la verità con la violenza.
Ricordare Shireen serve a ricordare tutti quei giornalisti, quegli artisti, quei fotografi, quei teatranti palestinesi, ovvero tutti coloro che vogliono esprimersi liberamente per esporre le proprie idee, ma che puntualmente rischiano o perdono la loro vita per ciò. Ricordando l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Onu “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione, e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e frontiera”, vogliamo sensibilizzare su tale questione ricordando Shireen, facendola rivivere per le strade della Capitale con un’opera a lei dedicata.


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