Qui la copertina che introduce al tema della puntata di Extra del 21 agosto 2023 “Morti per l’amianto, la lunga battaglia per gli indennizzi alle famiglie delle vittime.”
“Non è in cima all’agenda della politica ma neppure tra gli argomenti preferiti dal mondo dell’informazione, e anche questo è frutto del contesto culturale che da decenni porta a trascurare un problema invece molto presente nella quotidianità di milioni di persone.
Del resto bastano due date per rendersene conto: l’Italia ha messo al bando l’amianto nel 1994, 11 anni dopo l’Islanda che in Europa fu il primo paese a vietare l’utilizzo di una sostanza per decenni ampiamente impiegata in edilizia e in altri ambiti produttivi ma letalmente cancerogena. Oggi che siamo nel 2023, a quasi 30 anni di distanza, nel nostro paese ancora non abbiamo concluso lo smantellamento e la bonifica di tutti plessi produttivi che lo impiegavano ma – aspetto ancora più grave – neppure sappiamo con certezza in quanti edifici vi siano ancora tracce di un materiale che per le sue caratteristiche isolanti ed economiche era apprezzato come la manna dal cielo e che con il passare dei decenni per il suo deteriorarsi rischia di diventare una bomba per la salute di chi vi entri a contatto.
A dire il vero, però, le fibre killer dell’amianto e dei composti che lo hanno impiegato continuano da tempo a mietere vittime tra i lavoratori, che lo maneggiavano senza adeguate misure di sicurezza, ma anche tra i loro famigliari che sono entrati in contatto con la sostanza semplicemente maneggiandone la tuta da lavoro, o tra quelle persone che vivevano nei pressi di una fabbrica che lo lavorava.
Poiché i tempi di insorgenza della malattia sono lunghi decenni, gli esperti temono che il picco delle vittime non sia ancora arrivato e che non riguarderà solo quanti operavano in edilizia: tra gli altri l’amianto era impiegato per la coibentazione nelle navi, nei treni e nelle auto, oppure per le vernici, nei forni per la panificazioni e per il filtraggio del vino e persino negli indumenti destinati ad essere ignifughi o nei tessuti d’arredamento e quindi l’elenco delle vittime, già lungo, rischia di essere ancora più vasto come confermano pure le ultime sentenze di risarcimento per i famigliari di lavoratori uccisi da una patologia correlata all’asbesto che hanno riguardato dipendenti delle aziende dei trasporti.”
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