Non si placano le polemiche sulla nomina a responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio dell’ex parlamentare Marcello De Angelis. Ora a chiedere al presidente Francesco Rocca la revoca dell’incarico è l’Anpi di Roma che esprime “profonda indignazione” e spiega che “un nostalgico del fascismo non può rappresentare le istituzioni democratiche, nate dalla Resistenza e dall’antifascismo”.
“Un nostalgico del fascismo non può rappresentare la comunicazione ufficiale della Regione Lazio”
Per l’Associazione nazionale dei partigiani “non può rappresentare la comunicazione ufficiale della Regione Lazio” una persona “condannato a 5 anni e mezzo di carcere per associazione sovversiva e banda armata” che si è anche dedicato “alla scrittura canzoni nostalgiche, inneggianti al fascismo e al duce”.
Il curriculum
Per chiarezza l’Anpi di Roma fornisce anche il “curriculum” del neo nominato. “Marcello De Angelis è stato militante del ‘Fronte della Gioventù’ e di ‘Lotta Studentesca’, con l’ex Nar Luigi Ciavardini (condannato in via definitiva per la strage di Bologna) ha fondato ‘Terza Posizione'” scrive l’Anpi di Roma.
“Arrestato a Londra nel 1989 e detenuto per tre mesi nel carcere di massima sicurezza di Brixton, nello stesso anno De Angelis è tornato in Italia e si è costituito, venendo condannato a 5 anni e mezzo di carcere per associazione sovversiva e banda armata” prosegue in una nota l’Associazione nazionale partigiani d’Italia.
“Canzoni nostalgiche, inneggianti al fascismo e al duce”
“Tornato libero – si legge ancora nella nota – si è dedicato, tra altre cose, alla scrittura di canzoni nostalgiche, inneggianti al fascismo e al duce. Basta fare una ricerca in rete per scoprire che fino a pochi anni fa De Angelis si esibiva come cantante e frontman del gruppo 270 bis (il nome fa riferimento al reato di terrorismo ed eversione) in concerti che finivano per divenire raduni di militanti dell’estrema destra, con tanto di saluti romani e slogan fascisti, per propagandare e fare apologia del Ventennio e della dittatura di Benito Mussolini”.
“Ci sorprende che nessuno si sia preoccupato di verificare questi aspetti che caratterizzano da sempre la figura politica dell’ex direttore del Secolo d’Italia ed ex parlamentare, che non sono conciliabili con una funzione pubblica, retribuita con 110mila euro all’anno, con soldi di tutti i cittadini del Lazio” conclude l’Anpi di Roma.
(eg)