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Giovanna Mezzogiorno: “Mia sorella Marina cresciuta con due mamme, l’Italia è un po’ razzista”

Giovanna Mezzogiorno si racconta in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, dal suo essere mamma “senza una babysitter fissa” e con i figli che a 12 anni non hanno il cellulare, fino al rapporto con la sorella Marina, cresciuta negli Usa da due mamme. E a proposito delle famiglie arcobaleno l’attrice romana spiega di non capire i pregiudizi: “I bambini sono felici quando sono in un ambiente felice, e le famiglie, omosessuali o eterosessuali, sono famiglie, non c’è differenza”.

Nata a Roma cresciuta a Milano e poi a Parigi due anni per studiare recitazione, ora Giovanna Mezzogiorno vive a Torino dove  ha trovato la dimensione ideale per far crescere i figli nati ad agosto 12 anni fa e ancora senza cellulare. “Lo avranno quando cominceranno a uscire da soli, l’arnese infernale. Per ora non lo fanno, quindi io e il loro papà non vediamo un motivo al mondo per cui dovrebbero averlo. Non lo chiedono sebbene tutti i loro compagni ce l’abbiano, alcuni già dalle elementari” racconta Mezzogiorno.

Sulle famiglie arcobaleno l’attrice spiega di conoscere bene l’argomento. “Ho una sorella, Marina, di 15 anni più giovane. Ora vive anche lei in Italia ed è la mia migliore amica. Ci vediamo spesso, conosce i miei bambini. È figlia di una donna americana che ebbe una relazione con mio padre negli Usa a fine Anni 80. Andava e veniva dall’Italia già da piccola, la portava la nonna a trovare suo papà Vittorio. Bene, la mamma di mia sorella è bisessuale, si chiama Donna. Poco dopo la sua nascita ha vissuto in coppia per tantissimi anni con Jane, che io ho conosciuto. Dunque mia sorella è stata educata e formata da una coppia gay. Marina è nata a Los Angeles, poi Donna e Jane si sono spostate a Seattle e lì lei è cresciuta in una famiglia perfettamente armonica, senza nessuna mancanza, con un’educazione rigorosa”.

Giovanna Mezzogiorno in Italia rivedrebbe “tutto ciò che riguarda il mondo dell’infanzia” e affronta il tema delle adozioni che dovrebbero essere aperte alle coppie omosessuali, ma anche della faticosa burocrazia che scoraggia le coppie eterosessuali nell’adottare. 

In Italia però “la gente è empatica, è un Paese in cui ancora gentilezza ed educazione hanno un valore. C’è tanto volontariato, persone che si sbattono per gli altri. E molta voglia di tenere viva la nostra cultura, uno zoccolo duro non demorde”. Nella maggioranza della popolazione però aggiunge “siamo un Paese chiuso, sì. Conservatore e… la dico la parola? Purtroppo va detta: un pochino razzista. Non nel senso stretto del colore della pelle ma nell’atteggiamento verso l’omosessualità, verso chi la pensa diversamente, verso chi è lontano dalla cultura tradizionale cattolica”.

(eg)

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