In questa puntata la prima parte dell’inchiesta. Trovate la seconda puntata sull’inchiesta di Bergamo qui. La terza parte qui. La quarta qui. La quinta qui.
A inizio di marzo la procura di Bergamo guidata dal procuratore, Antonio Chiappani, ha chiuso l’inchiesta sulla gestione della Pandemia nelle prime fasi e ha inviato una ventina di avvisi di garanzia, tra gli interessati ci sono Conte e Speranza, ma anche Fontana, Gallera, Brusaferro, Borrelli e Miozzo.
Calma però perché una parte dei fascicoli finirà a Roma, dove potrebbero archiviare tutto, mentre alcune posizioni verranno stralciate e l’avviso di garanzia è solo un atto dovuto. Dall’altra parte i principali capi di imputazione sono pesantissimi: Epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d’ufficio. Come vedremo gli inquirenti si sono concentrati sulla mancata applicazione e mancato aggiornamento del piano pandemico, sulle mancate chiusure, sulle morti nelle Rsa e sulla chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano. Il che non è esattamente quello che ci si aspetterebbe. Perché non indagare sul protocollo tachipirina e vigile attesa? Sui malati lasciati soli a casa fino alla polmonite? Sui troppi morti in ospedale? Sulle balle di Draghi su vaccini e green pass? Sul fatto che alcune decisioni siano state prese senza una minima base scientifica?
La mancata chiusura e le bugie ai Pm
Ma è comunque un inizio e sono emersi scambi di messaggi a dir poco imbarazzanti, inoltre sembrerebbe che sia Conte che Speranza abbiano mentito ai Pm.
Il punto è che i guru sanitari chiusero in casa per tre mesi gli italiani ma non chiusero la Val Seriana con la zona rossa, quando il Covid stava già mietendo vittime.
In tutto questo il consulente tecnico nell’inchiesta è stato Crisanti, il che non è esattamente, un buon punto di partenza.
I componenti del Comitato tecnico scientifico, tra cui Brusaferro, Locatelli, Ippolito e Miozzo, non proposero l’«estensione delle misure previste per la c.d. “zona rossa” ai Comuni della Val Seriana, inclusi i comuni di Alzano Lombardo e Nembro», nonostante a quella data il comitato tecnico scientifico fosse a conoscenza del numero di casi (531) registrati sino a quel momento in Lombardia.
Sono indagati per epidemia colposa e omicidio colposo i dirigenti delle aziende sanitarie di Bergamo e di Bergamo est.
Il Piano pandemico
Per il mancato aggiornamento del piano pandemico, sono indagati oltre all’ex segretario generale, Giuseppe Ruocco e all’attuale responsabile delle malattie infettive, Francesco Maraglino, anche l’ex Oms Ranieri Guerra, che a Bergamo è pure indagato per false informazioni ai pm, la Procura di Bergamo invierà gli atti a Roma. Gli ex ministri della salute Roberto Speranza, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin sono indagati per l’omessa istituzione o rinnovo del comitato nazionale per la pandemia.
Il governo non applicò il piano pandemico, che seppure non aggiornato, secondo i Pm avrebbe evitato 4.000 morti.
Il procuratore Chiappani ha dichiarato ieri a Radio 24, «occorre distinguere l’aggiornamento del piano rispetto all’attuazione del piano, perché un piano pandemico, pur vecchio del 2006 c’era, come c’erano stati altri piani per patologie respiratorie come la Mers e per la peste suina, con delle forme d’intervento previste. Il mancato aggiornamento del piano pandemico», ha concluso il procuratore, «riguarda il lato ministeriale, ma il nostro problema riguarda la mancata attuazione di quegli accorgimenti preventivi del piano an anti-influenza del 2006»
In questa puntata la prima parte dell’inchiesta. Trovate la seconda puntata sull’inchiesta di Bergamo qui. La terza parte qui. La quarta qui. La quinta qui.