I tassisti protestano ancora. A distanza di dieci giorni dalla manifestazione di Roma e la doppia giornata di sciopero nazionale del 4 e del 5 luglio, autisti e rappresentanti di cooperative e di sindacati da tutta Italia si sono dati appuntamento a Montecitorio. Il motivo della protesta non è cambiato: i tassisti chiedono lo stralcio dell’articolo 10 del Ddl Concorrenza,
L’articolo in questione prevede “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web e che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”.
Pochi giorni fa, ai microfoni di RadioRoma.it, Riccardo Cacchione di USB spiegava che le aperture da parte del governo erano state troppo timide di fronte alle loro richieste: “Delle aperture non ci sono state perché vogliono levarci dalla concorrenza. Questo perché la natura di servizio pubblico non è compatibile con l’inserimento all’interno della concorrenza. Noi non siamo contrari all’utilizzo delle piattaforme, il problema è chi le gestisce queste piattaforme”.
Cinque rappresentanti sindacali ieri sera si sono incatenati a Montecitorio e hanno passato lì la notte, in attesa del sit-in di oggi. Non tutti, però, sono d’accordo con la protesta. Al Corriere della Sera Loreno Bittarelli, presidente della Cooperativa Radiotaxi 3570 di Roma, ha fatto sapere che si stratta di “un fermo non autorizzato, i tassisti più facinorosi ci impediscono di lavorare. Chiedono lo stralcio completo del ddl, noi invece siamo favorevoli a riscriverlo, abbiamo avuto due incontri con il vice ministro ai Trasporti, Teresa Bellanova e vogliamo dialogare. Ci sono persone che alla stazione Termini e all’aeroporto di Fiumicino bloccano i taxi che vogliono lavorare. È una protesta non autorizzata e non si fa così anche alla luce della disponibilità del governo”, conclude Bittarelli.