Spazzatura, erbacce, tavolini che invadono le strade, schiamazzi incontrollati e degrado diffuso. È questa la descrizione che 150 tra intellettuali, giornalisti, professionisti e residenti hanno fatto del centro storico di Roma, in una lettera indirizzata all’Unesco affinché richiami l’amministrazione della città “ai suoi doveri di controllo”, e a “un’inversione di rotta”.
A firmare la missiva, indirizzata al direttore dell’Unesco, scrittori come Vittorio Emiliani e Valerio Magrelli, professori universitari e numerosi comitati di quartiere. L’immagine del centro storico di Roma, si legge nella lettera, “soprattutto nei suoi punti nevralgici, è quella di un’invasione di tavolini e di arredi tra i più difformi e invasivi frutto di un’occupazione estesa di suolo pubblico da parte degli esercenti commerciali della ristorazione. Un’espansione andata ben oltre le iniziali misure di sostegno a causa del Covid”.
Era il 1980, durante i lavori della IV sessione della Commissione tenuti a Parigi, quando il Centro Storico di Roma fu iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale, in quanto – ricordano i firmatari al presidente dell’Unesco Assomo – “ininterrotta sequenza di tre millenni di storia garantiti dalla tutela di Roma Capitale, quale ente capace di aver sviluppato un piano strategico diretto a proteggere e a promuovere i valori dei beni”.
Da qui l’appello, rivolto direttore dell’Unesco, affinché solleciti l’amministrazione capitolina ad attivarsi maggiormente: “Il nostro auspicio – si legge nella lettera – è che venga ripristinato lo stato di decoro adeguato ai valori riconosciuti”.