Mozione di sfiducia per non aver evitato ai propri dipendenti di beccarsi il Covid. E’ quanto rischia Andrea Catarci, assessore al Decentramento del Comune di Roma, attualmente a casa perchè positivo al virus come buona parte del personale della struttura comunale che alla fine è stata chiusa al pubblico: dietro al portone sbarrato per l’impossibilità di garantire il servizio e presumbilmente per tutelare i cittadini, ora si sta consumando una guerra politica fomentata – si legge oggi su alcuni giornali – proprio dal Pd del sindaco Roberto Gualteri.
Gestione della sicurezza “maccheronica”
L’accusa nei confronti di Catarci – che per la cronaca milita in Sinistra Ecologia Libertà, partito alleato dei democratici nella coalizione che ha portato alla vittoria l’ex ministro dell’economia – è di vaer gestito in modo artigianale – ma qualcuno sulle chat dice addirittura “maccheronico” – il focolaio di contagi che si è sviluppato tra i dipendenti comunali: dopo i primi 3 casi di Covid tra i dipendenti, accertati tra il 20 e il 24 dicembre, nessun lavoratore venuto a contatto con gli infetti è stato messo in quarantena e a nessuno è stato concesso il lavoro agile da casa. E tutto questo – è bene evidenziarlo – solo pochi giorni prima che il governo varasse il decreto che, comunque, evita l’isolamento ai contatti che hanno già fatto la terza dose di vaccinazione. In un’intervista pubblicata negli ultimi giorni Catarci ammette di non aver isolato i dipendenti, che comunque per sedersi alla scrivania hanno mostrato un tampone negativo, ma di aver seguito le indicazioni arrivate dall’ufficio del personale, facendo sanificare gli spazi e non decidendo lo smart working. La linea difensiva è già stata smentita dai responsabile della Divisione Risorse Umane ma soprattutto non ha convinto gli alleati del Pd che, a quanto pare, di chat in chat avrebbero suggerito l’idea della mozione di sfiducia contro l’alleato “scomodo”, subito sposata da altre forze politichea cominciare dal M5S che per primo ha annunciato alle agenzie di stampa l’imminente presa di posizione.
Questioni di forma e di sostanza
Immediate le reazioni, con tutti a dare contro l’assessore: dalle fila della minoranza Fratelli d’Italia, Lega e Lista Calenda hanno già puntato il dito contro una gestione della sicurezza definita inefficiente con immancabili strali politici e inviti alla dimissione. Un teatrino desolante e fondamentalmente inutile, culminato con l’iniziativa di presentare una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore che ora potrebbe perdere la poltrona. Sia chiaro, il dato oggettivo esiste e non va dimenticato: se sono vere le ricostruzioni circolate, le misure di sicurezza previste dal Governo ed evidentemente recepite dal Campidoglio non sono state rispettate. E questo è il punto di partenza incontrovertibile, reale e oggettivo, che rappresenta un errore dal punto di vista amministrativo (giacché è tutto da dimostrare che l’adozione delle regole avrebbe evitato i contagi e la chiusura degli uffici municipali). Ma da qui in poi quanto accaduto rispecchia la dinamica tipica di un certo modo di fare politica: c’è l’errore, scatta lo scaricabarile mentre le altre forze politiche strumentalizzano facendo polemica e sperando di poter portare a casa un risultato di immagine, se non addirittura di sostanza. La vicenda, che di per sè “è grave ma non seria” per dirla con un celebre aforisma di Ennio Flaiano, sta però agitando il mondo politico capitolino pronto a chiedere la testa dell’assessore per una vicenda che potrebbe essere un clamoroso precedente: qualcuno chiederà le dimissioni anche del governo Draghi,posto che pure le misure messe in campo da mesi a livello nazionale non stanno arginando l’epidemia?