Manca sempre meno al suono della prima campanella dopo le feste di Natale. Lunedì prossimo le scuole d’Italia torneranno a riempirsi, ma a due giorni dal ritorno sui banchi restano sempre vive le polemiche. Il primo campanello d’allarme è arrivato il giorno dell’Epifania, con la lettera firmata dai presidi italiani che chiedono lezioni in Dad fino a fine gennaio.
“Mancano le condizioni per riaprire”, avvertono i dirigenti scolastici in un appello indirizzato al premier Draghi e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. La lettera, firmata da duemila presidi, poco meno di un terzo di quelli totali, alimenta il fronte di chi vorrebbe rimandare la ripresa delle lezioni in presenza.
Tra i motivi alla base della richiesta di spostare il rientro almeno al 29 gennaio, c’è l’assenza di personale. Mancano i docenti, tra positivi, in quarantena o non vaccinati. E a questi vanno aggiunti i prof assenti per motivi comuni come malattia, ferie e permessi. Solo nel Lazio, ogni scuola dovrà rinunciare a circa 20 insegnanti. Col risultato che nella maggior parte degli istituti, le ore pomeridiane verranno tagliate.
Difficile, infatti, trovare supplenti disposti ad accettare in questo periodo un incarico breve. La soluzione, avverte al Messaggero Cristina Costarelli, presidente dei presidi del Lazio, è la riduzione del tempo pieno. Non solo per le scuole dell’infanzia e le elementari, ma anche per le attività dei laboratori spesso organizzate il pomeriggio. Resta inoltre da chiarire la situazione legata alla fornitura di mascherine Ffp2 e allo screening della popolazione studentesca.