Ha sentito uno strano rumore provenire dal cofano della sua Smart, è sceso di scatto e dietro al motorino del tergicristalli ha trovato un congegno. E’ così che ieri Marco Andrea Doria ha scoperto che qualcuno aveva posizionato un ordigno nella sua auto parcheggiata a Roma nel centralissimo quartiere Prati: una bomboletta spray con dentro polvere pirica e innesco artigianale.
Sul posto la polizia con gli artificieri che hanno disinnescato l’ordigno: una bomba che secondo gli investigatori sarebbe stata in grado di esplodere. Elementi utili alle indagini potrebbero arrivare dalle telecamere di videosorveglianza presenti nell’area che la Digos sta verificando.
Si tratta di un avvertimento, l’ennesimo, legato probabilmente al suo incarico. Doria erede della nobile casata è infatti presidente del Tavolo per la riqualificazione dei parchi e delle ville storiche di Roma.
Una carica che negli ultimi anni lo ha portato a denunciare furti nei giardini della capitale, discariche abusive, interessi economici sui casali di Villa Doria Pamphilj, ma anche giardinieri assenteisti del Comune.
Negli ultimi anni Doria aveva già ricevuto minacce: il falco impiccato allo specchietto dell’auto, il colpo di mortaio inesploso sempre sul cofano della sua auto, le croci o la bottiglietta d’acqua avvelenata. Fino al sua cane ucciso con un würstel pieno di chiodi lanciato in giardino. A maggio l’ultima denuncia per un ritaglio di giornale con la sua foto cancellata da una X. Aveva perciò già un dispositivo di tutela, ed ora il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza valuterà un eventuale innalzamento delle misure di protezione.
Quello di ieri è stato l’ennesimo atto intimidatorio dice Doria che però “non arretra di un centimetro” e continuerà a denunciare, con una differenza, spiega: “oggi mi sento meno solo”.