Rigorosamente preceduto dall’articolo femminile, il nome di questo quartiere non ha un’origine certa: deriva forse dal fatto che nella zona era coltivata la vite in un modo che era definito “ barbata ossia barbatella” Secondo un’altra ipotesi al limite del leggendario il nome deriverebbe dalla proprietaria di un’osteria, soprannominata Garbata”, ma non si hanno notizie certe neanche sul suo vero nome.Nella zona a ridosso della via C.Colombo sorge imponente palazzo della Regione Lazio .Ai confini del quartiere sul lato opposto la Stazione Ostiense. Adiacente la piramide Cestia.
Da visitare il sito archeologico, nel giardino pubblico(ex vigna serafini)si trova l’ingresso delle catacombe di Commodilla, con una piccola basilica ipogea.
Il medesimo progetto portuale fu condizione dell’odonomastica della nascente zona che è a riferimento marinaro, essendo gran parte delle sue strade e piazze intitolate a persone e soggetti del mondo navale.
Il progetto edilizio fu intrapreso in un’area allora semi disabitata e coperta da vigne e pascoli per pecore. Significativa eccezione costituiva la Basilica Papale di San Paolo fuori le mura, dalla quale si dipartiva via delle Sette Chiese, una strada di raccordo ortogonale alle vie consolari Ardeatina ed Appia, della quale si servivano i pellegrini diretti alla basilica di San Sebastiano, e che tuttora viene percorsa per il pellegrinaggio al santuario della Madonna del Divino Amore.
Nella zona sorge inoltre la chiesetta dedicata ai santi Isidoro ed Eurosia, già nota al popolo come Chiesoletta e dove, secondo una leggenda, sarebbe avvenuto un incontro tra Filippo Neri, ideatore del pellegrinaggio delle Sette Chiese, e Carlo Borromeo.
Fino al 1930 circa il nome del quartiere fu a lungo dibattuto: le possibili alternative prese in considerazione furono, oltre al nome attuale, Concordia, come richiamo ed auspicio di pace sociale, o Remuria: quest’ultimo nome basato sulla leggenda secondo la quale Romolo avrebbe fondato su questo colle la sua città e non, come afferma la più nota tradizione tratta dall’Ab Urbe condita libri CXLII di Tito Livio, sul Palatino.
Negli anni di poco successivi il nuovo quartiere fu anche destinato ad accogliere numerose famiglie sfollate a seguito dell’abbattimento della Spina di Borgo per la realizzazione di via della Conciliazione e della demolizione delle abitazioni per la realizzazione di via dei Fori Imperiali, dando così al quartiere la notorietà di ospitare persone e famiglie di antica romanità.
Dal punto di vista politico la Garbatella era, ed è tuttora, una zona storicamente “rossa” ed operaia: la Resistenza partigiana trovò qui un appoggio incondizionato, al pari dei quartieri Ostiense e Portuense e del rione Testaccio. Tuttavia anche da questo quartiere nelle elezioni politiche del 1994 provenne un largo consenso alla nuova formazione politica Forza Italia (1994) che consentì al candidato Luigi Muratori di raccogliere il 55% dei suffragi nel collegio di Roma Ostiense; così come un forte consenso è stato tributato ai candidati del Movimento 5 Stelle nelle elezioni amministrative del giugno 2016.
Nel quartiere, a ridosso della via Cristoforo Colombo, sorge l’imponente palazzo della Regione Lazio, dove risiede la giunta regionale.
Ai confini del quartiere, sul lato opposto della stazione di Roma Ostiense, in occasione dei Mondiali di Calcio Italia ’90, sorse lo scalo Air Terminal, con l’annesso centro commerciale, ed un’area attrezzata per autocaravan e camper. Nel 2012 all’interno dell’Air Terminal è stata aperta la sede di Roma di Eataly, divenendo il più grande luogo al mondo dedicato alle eccellenze agroalimentari italiane e una sede della società NTV a supporto delle partenze da Ostiense del treno Italo dismessa nel 2015.
Cosa c’è da vedere alla Garbatella
Le principali chiese della Garbatella sono la già citata cosiddetta “Chiesoletta” dei santi Isidoro (agricoltore) ed Eurosia (Vergine e Martire) in via delle Sette Chiese, unita attraverso l’oratorio, alla chiesa di San Filippo Neri in Eurosia, edificata nel 1952 ed eletta parrocchia nel 1967 per volere di papa Paolo VI e la chiesa di San Franceso Saverio alla Garbatella, in piazza Damiano Sauli, dove papa Giovanni Paolo II iniziò le sue visite ufficiali il 3 dicembre 1978, come riconoscenza all’aiuto avuto dagli abitanti, perché nel 1946 era stato catechista in questa chiesa. In via Pomponia Grecina, nei pressi del Largo delle Sette Chiese, sorge un convento delle Suore Clarisse Cappuccine (Corpus Christi).
Nel giardino pubblico (ex vigna Serafini) si trova l’ingresso delle catacombe di Commodilla, con una piccola basilica ipogea databile alla fine del IV secolo, un cimitero dipinto con scene bibliche (tra cui una curiosa immagine del Cristo orientale) e le effigi dei martiri santi Felice e Adautto.
Tra i monumenti più recenti, celebre è la “Fontana della Carlotta” di piazza Ricoldo da Montecroce, con la relativa scalinata, detta “degli Innamorati”, e il ponticello medioevale in piazza Eugenio Biffi. Ma è l’intero quartiere, con i suoi archi, le sue fontane, le sue palazzine ed i suoi balconi, ad essere considerato un grande ed unico monumento a sé stante.
L’8 settembre 2007, in occasione della notte bianca, sotto spinta del progetto “Quei ragazzini della Garbatella”, a cura dell’associazione culturale “Il Tempo Ritrovato” di Fatagarbatella, il Municipio Roma VIII ha dedicato due targhe ricordo in marmo travertino: la prima Iole Zedde al lotto 28 in via Guglielmo Massaia 22, dove nacque e visse la sedicenne morta il 12 settembre del 1944 a causa di una sventagliata di mitra di un giovane soldato tedesco di guardia ai vagoni nella stazione ferroviaria dell’Ostiense; la seconda al cantante Alvaro Amici, interprete della canzone romana, nato e vissuto al lotto 31 vicino alla fontana della Carlotta, dove è stata posizionata la targa.
La parte più antica dell’urbanizzazione, progettata e realizzata in modo strutturato con uno stile architettonico uniforme tra gli anni venti e trenta, è usualmente chiamata con l’appellativo di “quartiere”, indipendentemente dal fatto che faccia parte del vero quartiere Ostiense.
La Garbatella è tradizionalmente suddivisa in lotti, occupati da costruzioni che circondano cortili e giardini, i quali, soprattutto in passato, erano punti di ritrovo per la popolazione, con lavatoi e stenditoi, botteghe e cantine, sedie e muretti. L’assetto architettonico della zona è un compromesso tra l’estetica e la pratica: le abitazioni sono collocate, almeno nel nucleo storico, in villini o palazzine di tre piani al massimo, con grande cura per i dettagli e per la diversificazione degli stili.
L’architettura della Garbatella fu inizialmente improntata al modello inglese delle città giardino (Garden city movement) ben collegate e vicine alla città, abitate da operai e comprendenti significativi spazi verdi coltivabili, tali da fornire ai lavoratori residenti una preziosa, e ulteriore, fonte di sussistenza: l’orto (un ulteriore tentativo fu iniziato più tardi, nell’edificazione del quartiere denominato appunto Città Giardino Aniene, nella zona nord di Roma).
Nei lotti più antichi ancora rimasti nei pressi di piazza Benedetto Brin (alcuni dei lotti tra i più vetusti sono stati demoliti negli anni settanta, durante il “sacco di Roma” messo in atto dagli speculatori edilizi) si nota come il rapporto tra le metrature dedicate al verde “privato” e quelle edificate fosse tra i più alti nell’Italia dell’epoca; tale peculiare struttura urbanistica doveva conferire alla nascente Garbatella l’aspetto di una contrada agreste, simile a quelle esistenti nei borghi del circondario, cosicché l’immigrazione delle maestranze provenienti da ogni parte dell’agro laziale a Roma sarebbe stata meno traumatica, permettendo loro di ricostruire nella città quella rete di solidarietà sociale che in provincia continuava ad essere un elemento precipuo, e che si andava perdendo in città, a seguito della sua lenta trasformazione in metropoli.
di Renato Vernile