Sovraffollamento delle carceri: un tema delicato, più volte e dai più parti politiche lamentato, mai realmente risolto. Ed è così che tra le celle di Rebibbia, che ospita oltre 1.400 detenuti a fronte di una capienza di 1.163 posti, il virus circola velocemente. Sono novanta i contagiati, cinque di questi in ospedale, venti in più rispetto alla scorsa settimana a causa del focolaio divampato nei primi di gennaio.
A questi vanno aggiunti una decina di agenti trovati positivi, tra cui l’ispettore capo della polizia penitenziaria, che si è suicidato la scorsa notte mentre si trovava in isolamento. La tragedia ha sconvolto il corpo di polizia e mette in luce, al netto delle questioni personali, la tensione e lo stress nelle carceri in questi mesi difficili.
Per fermare la diffusione del virus nell’istituto di pena, tre reparti sono ora in quarantena, molti processi vengono rinviati e si procede con il tracciamento a tappeto dei contagi. L’ipotesi, più volte invocata da Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio, che già nei giorni scorsi aveva criticato “l’imbarazzante silenzio di Speranza e Arcuri”, è di anticipare le somministrazioni del vaccino a reclusi e agenti, circa 10mila in regione.
“Ci assicureremo – aveva spiegato il Garante – che i detenuti abbiano accesso ai vaccini almeno come tutti cittadini secondo l’ordine di priorità anagrafiche e di vulnerabilità”. Si vedrà se lo Stato, dopo aver ascoltato le proposte, costernato e indignato, getterà la spugna con gran dignità.